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Sulla instabilità della rete e sull'instabilità dei suoi testi e ipertesti si possono svolgere un'infinità di riflessioni, da quelle tecnico pratiche connesse alla costruzione e al mantenimento di un sito, a quelle più speculative connesse con la natura stessa dell'ipertesto da un lato e della sua edizione in rete (1).
Sul primo versante, si ricorderà da un lato che il buon mantenimento di un sito è ben più impegnativo (1) di quanto spesso un profano non si immagini; d'altro lato che questo genere di considerazione deve guidare fin dall'inizio nella costruzione di una pagina (2). Se è evidente che una pagina di attualità, destinata a consumarsi in breve arco temporale può sfruttare sino in fondo e intensivamente l'intertestualità della rete, vivendo in un certo qual modo di quella stessa intertestualità,senza preoccuparsi della longevità degli oggetti lincati, siano essi immagini, testi o indici ...
Una pagina che si proponga una più lunga esistenza deve necessariamente usare con accortezza le risorse ipertestuali della rete.
I problemi che affronta l'autore di una pagina si riflettono simmetricamente e specularmente sul lettore e fruitore della pagina stessa, che deve tenere conto di questa instabilità nel momento in cui legge una pagina (una pagina d'attualità, che si pensa di dovere consultare nuovamente ..., ma talvolta anche un testo o un articolo) che cita una pagina (si citerà la locazione di una pagina- l'url -, ma anche la data di lettura - il giorno successivo quella pagina potrebbe essere scomparsa, o aver subito radicali trasformazioni) ...
A chi volesse approfondire - su un piano più speculativo - le questioni connesse mi permetto di consigliare la lettura di
M. Ansani (*), "Diplomatica (e diplomatisti) nell'arena digitale", in Scrineum 1 (1999)
<URL: http://dobc.unipv.it/scrineum/ansani.htm>.Dal suo articolo è tratta la seguente citazione:
"Naturalmente, l’instabilità e la modificabilità non sono qualità tipiche dell’ipertesto, bensì del testo elettronico. Ma un conto è il formato digitale dei materiali preparatori, un conto è il risultato finale, un’opera costruita e distribuita (e consultabile) in formato elettronico. Rileggiamo a questo proposito Faulhaber, laddove, introducendo il concetto di hyperedition, esamina le funzionalità, i requisiti di un electronic document system. Un programma adeguato alla gestione di dati di varia natura integrati nell’hypertest è tale solo se consente (insieme a molte altre cose) di preservare l’integrità ‘storica’ dell’informazione; difatti, l’infinita manipolabilità del testo elettronico presenta vantaggi e pericoli per la critica testuale: “it allows editors to build on ther own previous work or successive editors to build on that of their predecessors; on the other hand, scholarly progress will not be enhanced if, between the time an author cites a particular hypertext edition and the tine the reader sees that citation, the text is updated by the editor. There must be a way to cite, maintain, and recover successive versions of a hyperedition”. Quanto ciò fosse (e sostanzialmente, sia ancora adesso) anti-convenzionale, o giudicabile come tale, ciascuno deciderà da sé".
(1) Ovviamente i vari generi di utilizzazione del supporto informatico e di edizione di materiali in formato elettronico presentano sia analogie sia differenze, ma non è qui mia intenzione soffermarmi su di ciò.
Inoltre lo stessa pubblicazione dei materiali in rete, può produrre effetti apparentemenrte contraddittori. Accanto all'instabilità, la pubblicazione in rete - quando si accompagni a un efficiente sistema di archiviazione e classificazione dei dati - può donare a un articolo una longevità altrimenti insperata, agevolandone la reperibilità, secondo modalità non comparabili a quelle di una biblioteca tradizionale.
Come osserva Raffaele Caterina, "La Rete di Babele", Cosimo - Rivista elettronica di Diritto & Cultura - numero 5 - febbraio 2000 http://www.cosimo.it/agora/retebab.htm
"Informatica e telematica 'ridisegnano il nostro rapporto con l’oblio'. Poniamo che una certa tesi in materia di opzione sia considerata superata. Nondimeno gli articoli che la sostengono resteranno reperibili al pari di tutti gli altri. Se utilizzando un programma di information retrieval inserirò nella stringa di ricerca la parola 'opzione', essi compariranno al pari di quelli aderenti alle tesi prevalenti".
(2) Si possono vedere ad esempio le riflessioni di Alessandro Cristofori, "Due guide agli studi classici su Internet: la Rassegna e Argos", relazione presentata alle Giornate di studio "L'uso dell'informatica nell'insegnamento delle lingue classiche", tenutesi a Verona il 7 ed 8 giugno 1997, consultabile nel sito della Rassegna degli strumenti informatici per lo studio dell'antichit? classica http://www.economia.unibo.it/dipartim/stoant/rassegna1/verona.html ( è prevista la sua pubblicazione negli atti delle "Giornate").
Sempre di Alessandro Cristofori si può utilmente consultare - in linea - "Storia Antica e Computer: un approccio" (se ne può leggere una versione cartacea "leggermente diversa"pubblicata nella rivista "I Viaggi di Erodoto", 32, maggio-settembre 1997, pp. 22-34).. Come si nota dallo stesso indice dell'ampio articolo (Introduzione: la rivoluzione informatica e lo studio del mondo antico; Orientarsi e tenersi aggiornati; Le fonti primarie; La ricerca bibliografica; Biblioteche elettroniche; Contatti; Materiali per la didattica; Conclusioni: tra le ombre del presente e le luci del futuro) la sua lettura è utile anche a un biblista o a un "orientalista" (per utilzzare un'antica definizione).
(3) "No method of citation can overcome this particular problem [frequent changes] which, instead, cries out for great foresight in planning Web sites in addition to careful explanations and Web links to materials which may be moved", come correttamente osserva Melvin E. Page "A BRIEF CITATION GUIDE FOR INTERNET SOURCES IN HISTORY AND THE HUMANITIES (Version 2.1)", 20 February 1996, http://www.h-net.msu.edu/~africa/citation.html (H-AFRICA Humanities On-Line)
Analghi problemi si hanno con la citazione di corrispondenza e-mail : "Another problem involves the citation of e-mail correspondence. Such sources are seen as undependable by information technologists unless they exist in some electronic archive; the archive then becomes the primary source citation".(M.E. Page Ibid .).
Ma di fatto il problema - pur manifestandosi sotto nuove forme - non è nuovo, nasce in fondo con la stessa idea di documento.
"Humanistic scholars also are concerned about issues of impermanence, such as the question of paper documents which, once cited, are donated to an obscure library or archive, even destroyed. Yet their citations are to the original source, and only secondarily indicate a new location or note the material is no longer extant. Such practice seems appropriate for historian's citations of Internet materials as well" (M.E. Page Ibid .). Si vedano anche le acute osservazioni di M. Ansani, nell'articolo sopra citato.