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Elio Jucci
Qumran e dintorni. Breve rassegna di studi qumranici (1) .
Pubblicato in Rivista Biblica 40 (1992), 467-477.
In questa rassegna si prenderanno in considerazione quattro opere riguardanti la letteratura e la storia della comunità essenica. Comincerò con la segnalazione di due studi di carattere generale, per proseguire con due volumi che si possono considerare in un certo modo complementari, per il loro comune oggetto: il Rotolo del Tempio. 1. 2 3. 4.
G. Vermes e Martin D. Goodman presentano nel primo volume di una nuova serie della JSOT Press (Oxford Center Text-Books) rivolta agli studenti universitari, una comoda e maneggevole raccolta delle antiche testimonianze riguardanti gli Esseni.
Il volumetto (103 pp.) è suddiviso in due parti, la prima, introduttiva (pp. 1-17), dovuta alla penna di G. Vermes, presenta sinteticamente le caratteristiche della comunità essenica descritta da Filone, Flavio Giuseppe e Plinio il Vecchio, di quella emersa dai testi scoperti nelle grotte di Qumran, ed infine dei cosiddetti "terapeuti", descritti da Filone nel De vita contemplativa, rilevando le principali concordanze e discordanze.
La seconda parte riporta nell'ordine le testimonianze di Filone, Plinio, Flavio Giuseppe, Dione, Egesippo ed Ippolito relative agli esseni. In appendice (pp. 75 ss.) sono collocati ampi estratti del De vita contemplativa di Filone riguardanti i terapeuti.
Pregio di questa raccolta è la presentazione dei testi in lingua originale, con traduzione inglese a fronte, curata da M. Goodman.
Nell'introduzione G. Vermes [biografia] ripropone le sue posizioni, abbastanza note, sull'etimologia del nome "esseni" (= "healers" = 'sy ), rafforzata dalla parallela designazione dei terapeuti, e sull'identificazione della comunità qumranica con l'essenismo, tenendo conto che "many of the differences may be due to the diverse nature of the sources" (p. 13) e che "the Qumran movement itself incorporated two distinct branches and that its two hundred years' history necessarily entailed organizational and doctrinal evolutionary changes" (ibid.). In quanto ai terapeuti, se "the available evidence does not justify a complete identification of the Therapeutae and the Essenes/Qumran sectaries", si può tuttavia concludere che "the former represented an Egyptian off-short of the Palestinian ascetic movement of the Essenes" (p.17).
Per un'ulteriore approfondimento sarà utile confrontare la bibliografia citata nelle pp. 101-103; in particolare il volume di T.S. Beall, Josephus' Description of the Essenes illustrated by the Dead Sea Scrolls, Cambridge - New York 1988, centrato sulle testimonianze di Flavio Giuseppe (con speciale attenzione a Vita 1.2 §§ 10-12, Bell Jud 28,2-13 §§ 119-161, e Ant 18. 1,2,5 § 11,18-22) commentate alla luce dei manoscritti di Qumran. Anche Beall nella sintesi finale, dopo aver elencato paralleli, probabili paralleli, affermazioni di Giuseppe che non trovano conferma, discordanze, conclude, non diversamente da Vermes che "None of the above apparent discrepances is serious enough to put into question the identification of the Qumran community with Josephus' Essenes (Beall, cit., p. 129).
Una traduzione italiana delle fonti antiche sugli esseni si trova in L. Moraldi [biografia], I Manoscritti di Qumran, Torino 21986, 52-68 e in A. Penna, I figli della luce, Fossano 1971, 85-109 (che ritiene "discutibile un'identificazione categorica" preferendo l'ipotesi di "gruppi indipendenti", p. 84) . Si veda anche E. Lupieri, La purità impura [...] in Henoch VII 1985, 15-43. Sui terapeuti si consulterà l'articolo di J. Riaud, Les Thérapeutes d'Alexandrie dans la tradition et dans la recherche critique jusqu'aux découvertes de Qumran (in W. Haase, ed., Aufstieg und Niedergang der Römischen Welt II 20/2, Berlin - New York 1987, 1189-1295. Riaud, dopo avere presentato un'accurata rassegna della storia della ricerca sui terapeuti, conclude che esseni e terapeuti devono essere tenuti del tutto distinti: "Queste due sette formavano due entità autonome" (p. 1290). Sul rapporto tra gli esseni e i hasidim citati nei libri dei Maccabei si veda il parere negativo di J. Kampen, The Hasideans and the Origin of Pharisaism: A Study in 1 and 2 Maccabees, Atlanta, Georgia, 1988 (che ripresenta un articolo pubblicato in HUCA 57, 1986, 61-81). [Sui Terapeuti cfr. anche Elio Jucci - L’essenismo e l’ascesi terapeutica”, in Aa. Vv., Antiche Vie dell’Antichità. Colloquium internazionale sugli aspetti dell’ascesi nei primi secoli del cristianesimo, Udine 2006, 81-124 http://studiumanistici.unipv.it/seth/ej/ascesi.pdf ]
Riguardo al passo di Vita 10-12 (pp. 56-57) si ricorderà l'articolo di S.N. Mason Was Josephus a Pharisee? A re-Examination of Life 10-12, in JJS XL, 1989, 31-45.
La posizione di Golb(cfr. nota 83, p. 12; e nota 89, p. 13), decisamente contraria all'identificazione tra Esseni e Qumran, si può leggere anche nel, forse più accessibile, articolo pubblicato in BA 48, 1985, 58-82, (Who hid the D.S.S.?) e viene ripresa in JNES 49, 1990, 103-114. Si veda anche l'articolo divulgativo Frammenti di Fede in La Storia Illustrata maggio 1990, 35-41. Devo riconoscere che le sue argomentazioni non mi convincono, ho anzi l'impressione che se gli scritti del NT fossero stati scoperti in condizioni simili a quelli di Qumran, con le argomentazioni di Golb scomparirebbe anche il cristianesimo. Si osservi tra l'altro la circolarità di alcune sue argomentazioni: i manoscritti provengono dalle biblioteche di Gerusalemme, dunque devono rappresentare i movimenti allora esistenti, ma se qualche movimento non è rappresentato vuol dire che non esisteva ("il cristianesimo e il rabbinismo non esistevano ancora", Stor. Illustr., Maggio 1990, p. 41)! Le ipotesi di Golb sono invece citate con favore da A. Catastini, Da Qumran al Testo Masoretico [...], in RQ 57-58, XV/1-2 1991, 303-313, nota 14 a p. 305. Tra la negazione di uno specificità essenica e qumranica e un pan-qumranismo ci sono forse vie intermedie più praticabili. [Cfr. anche Elio Jucci, "Lo status quaestionis dell'archeologia qumranica", in Gian Luigi Prato cur., Scritti qumranici e scritture autorevoli: la gestazione del testo biblico a Qumran (Atti XVI Convegno di studi Veterotestamentari. Ariccia 7-9 Settembre 2009", RSB 23.1 (2011), 177-197 pdf]
Ph. R. Callaway intende, nel volume qui presentato, affrontare su nuove basi un "unresolved historical issue" (p. 7): la ricostruzione della storia della comunità qumranica. Il suo impegno è motivato dalla convinzione che le prove di cui disponiamo non rendono possibile una precisa ricostruzione degli eventi storici riguardanti la comunità di Qumran, ed è perciò accompagnato da una puntuale critica degli assunti dei suoi predecessori, cui si imputa di avere proposto conclusioni eccessivamente speculative. Dunque "the central goal of this work is to reassess all the evidence" (p. 27), cioè la documentazione non letteraria: scavi archeologici (cap. 2) studio paleografico dei testi (cap. 3). La documentazione letteraria esterna: testi di Giuseppe, Filone, Plinio, 1 e 2 Maccabei (cap. 4). La documentazione letteraria interna: Doc. Damamasco (cap. 5), Pesharim (cap. 7), Inni (cap. 8). In quanto ai dati archeologici "Despite the difficulties in determining precise dates for the transitional phases from one settlement period to another, the broader periodization is clear - approximately from the late second century BCE to c. 70 CE" (p. 51). Tra gli elementi più controversi restano la causa della distruzione dell'insediamento I B e la sua datazione: l'ipotesi di un terremoto (De Vaux: 31 a.C.) non sembra necessaria (Karcz e Kafri), e "it is no longer necessary to postulate a long period of abandonment of the sit at this time" (p. 50), "one should probably not speak of a period of total abandonment at Qumran from 31 to 4 BCE. [...] certain parts of the Qumran complex fell into disuse for an undetermined period of time" (p. 200).
I documenti qumranici più rilevanti per una ricostruzione storica possono essere datati paleograficamente tra il 75 a.C. e il 30 a.C, tali dati sono "consistent with the Textual evidence ... that seems to refer to persons and events in the period before 75 BCE" (p. 61).
Le fonti antiche mostrano "agreements" e "inconsistencies" nella loro descrizione degli Esseni, "the similarities do not outweigh the fundamental differences, which argue against confident indentification" (p. 87) degli Esseni con gli autori dei mss. del Mar Morto. Nessuna fonte esterna parla del conflitto tra il Maestro di Giustizia e il Sacerdote empio, centrale nelle fonti qumraniche.
Pochi i dati storici offerti dal Documento di Damasco (pp. 89-133). La figura del Maestro, dell'Uomo di menzogna e lo stesso esilio a Damasco ("VII,14-15,18, VI,5 and VI,18-19 seem to have had a literal exile to Damascus in mind" p. 132) sfuggono a un preciso inquadramento storico: "in col. I the Teacher and the Liar are implicitly associated by the interpolation of material concerning each". Se si escludono le note cronologiche delle coll. I e XX che associano il Maestro e l'Uomo di Menzogna con "the early second century BCE" (p. 132), ma che "were determined to be secondary and of questionable historical value, it is virtually impossible to place these figures in a relatively restricted historical context". Il redattore di CD "seems to live at some indeterminable chronological distance from the time of the original remnant, the Teacher, and the Liar and apparently belongs to a group called the Men of perfect Holiness" (p. 133), tale gruppo, attivo dopo la morte del Maestro di Giustizia continuò ad osservare i suoi insegnamenti. Su CD XX e sulla sua relazione con 1QS VIII-IX cfr. P.R. Davies, Communities at Qumran [...], in RQ XV, 1991, 275-286: dai testi emerge "a number of apparently related communities with a complex history".
Neanche l'analisi dei pesharim (vengono esaminati 1QpHab, 4QSal 37, 4QpNah: pp. 135-183) fornisce risultati pià confortanti: "even the most event-like statements [...] were found to lack specific information necessary for reconstructing history" (p. 168). Il sacerdote empio può essere stato un sommo sacerdote, ma non necessariamente un non-sadocita e non è determinabile il periodo della sua attività. Il solo documento che conserva dati inquadrabili storicamente resta 4QpNah: Callaway considera accettabile l'identificazione di Demetrio (I,2-8) con Demetrio III, del Leoncello furioso con Alessandro Janneo, di "coloro che inseguono leggerezze menzognere" con i farisei. Resta però oscura l'identità del Maestro di Giustizia e della sua comunità "while one might think of them as Sadducees or even Essenes, this is not clear from the context [...]. One might entertain the possibility that the Seekers after Smooth Things (and the Liar) and the Teacher's community were originally members of the same sectarian group - the Pharisees". Pure oscuro resta il rapporto cronologico fra gli eventi rappresentati in 4QpNah e le figure del Maestro, del Sacerdote empio e dell'Uomo di Menzogna. Scarso anche l'apporto di 4QTestimonia (p. 173-183); Callaway sembra preferire l'ipotesi che "il maledetto" e i "due strumenti di violenza" siano un uomo e i suoi due figli, ma mancano elementi per identificarle sicuramente con personaggi storici, e potrebbe pure trattarsi di un allusione al futuro escatologico. L'esame degli Inni (185-197) porta a concludere che "the wicked are always mentioned as a collective entity [...]. They are depicted theologically as a realm of wickedness". Invece "IV,8-9 and IV,11-12 preserve statements [..] that one colud intepret as event-like" (p. 196). Quest'impressione è rinforzata dalla somiglianza con quanto è detto in 1QpHab XI,4-8 e 4QpSal 37 IV,8-9, ma purtroppo mancano gli elementi necessari per una precisa identificazione di persone ed eventi. [sui pesharim cfr. "Il ‘Pesher’. Un Ponte fra il Passato e il Futuro", in Henoch VIII, 1986, 321-338. pdf [ Sintesi ]; " Interpretazione e Storia nei ‘Pesharim’ di Qumran", in Bibbia e Oriente 154, XXIX, 1987, 163-170 (Comunicazione al Convegno della E.A.J.S., Berlino, Luglio 1987) [pdf]; "Il genere Pesher e la Profezia", in Ricerche storico bibliche [= RSB] I, 1989, Israele alla ricerca di identità tra il II sec. a.C. e il I sec. d.C.. Atti del V convegno di studi veterotestamentari (Bressanone, 7 9 settembre 1987), pp. 151-168. pdf ]
Come si è visto l'opera di Callaway lascia con poche certezze (la più solida è che "all points to the existence of a Jewish group, similar to the Essenes, at Qumran from the late second century BCE to the last half of the first century BCE", p. 204).
Forse non è necessario seguirlo fino in fondo nel suo minimalismo, ma la sua analisi dei testi e il suo dialogo critico con gli studi più rilevanti costituiscono un'importante tappa nella ricerca dello sfondo storico dei testi qumranici e una solida base per ulteriori studi.
Il volume è completato da note (pp. 211-240), bibliografia (p. 241-258), indici delle fonti e degli autori citati.
Mi si consenta infine di segnalare due errori di stampa: p. 45 quinta riga dal fondo correggere "compex" in "complex"; p. 253 e 269 correggere Saachi in Sacchi.
Infine sembra utile presentare appaiati due volumi curati rispettivamente da Angelo Vivian e da George J. Brooke e dedicati al Rotolo del Tempio (= RT).
Vivian ha curato per l'Editrice Paideia di Brescia il primo volume di una nuova collana "Testi del Vicino Oriente Antico" (presentata da Paolo Sacchi alle pp. 7-12), offrendoci insieme ad una attenta traduzione del RT (pp. 67-131) un accurato commento "a carattere prevalentemente filologico" (p. 16) in cui evidenzia "lo stato del testo, le caratteristiche del manoscritto e i numerosi errori commessi, e talora corretti, dallo scriba" (ibid.), ma discute anche lo sfondo biblico, qumranico, rabbinico sul quale il testo si muove, notando concordanze e discordanze con questi ampi corpi letterari, che occasionalmente permettono di chiarire qualche punto oscuro del testo. Ampiamente citata e discussa è anche la letteratura secondaria che oramai, dopo le lentezze iniziali sta diventando imponente, come si può notare anche solo scorrendo la bibliografia (pp. 33-56).
L'ampio commento - occupa cento pagine (135-235), stampato con caratteri più minuti di quelli utilizzati per la traduzione - purtroppo, per la sua collocazione, costringe ad un continuo avanti e indietro fra testo e note che affatica un poco la lettura, forse si poteva trovare un compromesso lasciando a pie' di pagina almeno le annotazioni testuali. Ma le ragioni tipografiche ed editoriali hanno spesso la meglio sulla comodità del lettore, al quale peraltro resta il vantaggio di una più semplice lettura continua del testo (praticamente si segue la medesima impaginazione della traduzione tedesca ( e inglese) di J. Maier.
Il volume è chiuso da due appendici veramente preziose (specialmente la seconda): "L'anno liturgico e le feste secondo il RT" (pp. 239-249) e "I sacrifici prescritti nel RT" (pp. 251-292), che permettono al lettore di districarsi meglio nelle talvolta complicate prescrizioni rituali, e con le loro tavole (calendario ed elenchi dei vari tipi di offerte per ogni giorno festivo) ricostituiscono un quadro d'insieme che, dato lo stato spesso lacunoso del testo, facilmente sfugge, o è faticosamente raggiungibile. Naturalmente si dovrà tener conto del carattere ipotetico di alcune ricostruzioni del testo.
Degno di nota è anche l'Indice degli argomenti (pp. 57-64), suddiviso in capitoli e paragrafi (decimali) con l'indicazione minuziosa degli argomenti trattati ed il rinvio alla colonna e linea del testo. Ricorda per la sua analiticità l'analogo indice premesso alla traduzione di Maier, pur discostandosene in alcuni punti e divenendo talvolta anche più particolareggiato.
Ma veniamo ad alcuni dei problemi posti dal RT. Vivian mantiene un atteggiamento piuttosto riservato relativamente al periodo di composizione, si trova qualche accenno nella introduzione (pp. 17-25, all pp. 24-25) e qua e là nel commento.
L'analisi della lingua non porta a risultati conclusivi, "a causa della materia trattata è continuamente influenzata dall'ebraico biblico" del resto ci sono affinità con il libro delle Cronache e non mancano forme attestate nella Mishnah "il sistema verbale [...] non corrisponde [...] né alle regole dell'ebraico antico né a quelle dell'ebraico tardo" (pp. 24-25).
L'analisi del contenuto non avrebbe dato migliori risultati, e le varie datazioni proposte "non hanno trovato il consenso della maggioranza degli studiosi" (p. 24). Tuttavia la critica più recente sembrerebbe accordarsi "su due punti: il RT non sarebbe nato nella comunità di Qumran sarebbe più antico; il RT sarebbe stato composto in un ambiente culturale e religioso molto vicino a quello che ha dato origine al libro dei Giubilei" (p. 25). Quanto Vivian sostiene a p. 135, il RT come "torah aggiuntiva", va rivisto alla luce delle diverse conclusione che egli stesso raggiunge in un successivo lavoro Torah e Rotolo del Tempio, esposto nel Convegno interdisciplinare sull'Antico Testamento Pentateuco come Torah: Storiografia e normativa religiosa nell'Israele antico tenuto a Prato dal 11 al 13 settembre 1990 (cfr. anche A.Vivian, "La crisi del sacerdozio aaronita e l'origine della Mishna", in Correnti culturali e movimenti religiosi del Giudaismo. Atti del V congresso internazionale dell'AISG. S. Miniato, 12-15 novembre 1984, Roma 1987, 105-120, spec. 114 s.) Se il RT si presenta come "la" Torah, resta difficile risolvere il suo rapporto con il Pentateuco, chi ha copiato e letto il RT leggeva e copiava anche i testi del Pentateuco. E a fianco del RT che sembra sminuire la figura di Mosé altri testi parlano della Tora di Mosè. Ma che il RT sia stato pensato programmaticamente come La Torah non signifca di per sè che dovesse scalzare i testi concorrenti. Come più volte è successo nella storia ebraica il nuovo testo si è probabilmente aggiunto ai testi esistenti in un rapporto dinamico, ora di chiarificazione, ora di correzione. Del resto non erano certo le discordanze verbali di due testi che potevano preoccupare i raffinati esegeti che produssero i pesharim, l'interpretazione poteva spiegare anche le divergenze, si nutriva delle divergenze. Mi sembra che Davies, The Scroll and the Damascus Document, presenti utili suggerimenti in proposito. Tutta questa problematica richiede un ulteriore approfondimento, che tenga presente la storia del testo della Torah e l'evoluzione dello stesso concetto di Torah. Particolare attenzione richiederà anche quella "pentatheucal expansion" testimoniata da 4Q364 e 365 (che comprendono i framm. Rockefeller 43.366 utilizzati da Yadin a parziale integrazione del RT ), cfr. BA 1990, p. 235; Stegemann, The Literary Composition, p. 125 s.; F. García Martínez, Henoch 1991, p. 223 s.
In quanto alla datazione del RT, se è vero che, come si è visto, le incertezze sono giustificate, tuttavia condivido l'opinione di F. García Martínez, Il problema della purità: la soluzione qumranica in "Ricerche Storico Bibliche" I, 1989, 169-191, "che questo testo risalga al periodo costitutivo della setta qumranica" (ibid., p. 172). In un certo senso quindi, può testimoniare una fase pre-qumranica del movimento, d'altra parte si ricorderà la sua verosimile utilizzazione di fonti più antiche (oltre a quelle bibliche), e probabili interventi redazionali successivi. In particolare, come già osservavo in "Ordine sacro e Legge nel Rotolo del Tempio", in Sapienza e Torah. Atti della XXIX Settimana Biblica [Roma 1986], Bologna 1987, p. 246 nota 26, mi sembra estremamente significativa la vicinanza tematica fra RT e 4QMMT "la famosa lettera halàkica indirizzata dal capo della setta al capo dei suoi oppositori, per spiegare i motivi per cui il gruppo qumranico si è separato dal resto di Israele" (F. García Martínez, art. cit. p. 180). Uno studio di L.H. Schiffmann, "The New Halakhic letter (4QMMT) and the Origins of the Dead Sea Sect", in BA 53, 1990, 64-73 riprende in esame MMT con conclusioni non troppo distanti da quelle di García.
Per concludere, accanto ad alcune osservazioni di carattere particolare e ad aggiornamenti bibliografici, sembra infine opportuno segnalare alcuni errori di stampa, che potranno venire corretti in una eventuale nuova edizione di questo ottimo lavoro.
Bibliografia (p. 33-56). La traduzione di Caquot è stata ripresa negli Écrits Intertestamentaires, Paris 1987 (cfr. rec. P. Grelot, RB 1988, 559 ss.); G. Vermes ha pubblicato una traduzione del RT nella III ed. di The Dead Sea Scroll in English, Sheffield 1988, 128-158; è uscita la terza ediz. rivista e aggiornata del volume di J.A. Fitzmyer, The Dead Sea Scroll. Major Publications and Tools for Study, Atlanta/Georgia 1990. Si ricordino anche i seguenti studi: M. Delcor, Réflexions sur l'investiture sacerdotale sans onction à la fête du nouvel an d'apres le Rouleau du Temple de Qumrân (XIV,15-17), in A. Caquot, M. Hadas-Lebel, J. Riaud, Hellenica et Judaica. Hommage à Valentin Nikiprowetzky, Leuven-Paris 1986, 155-164; Id., La Fête des Huttes dans le Rouleau du Temple et dans le Livre des Jubilés, in RQ XV 1991, 181-198; M. Fishbane, Use, Authority and Interpretation of Mikra at Qumran, in M.J. Mulder, H. Sysling, edd., Mikra, Text, Translation, Reading and Intepretation of te Hebrew Bible in Ancient Judaism and Early Christianity, Assen/Maastricht-Philadelphia 1988, 339-377; A. Levine, A Further Lool at the Mo'adim of the Temple Scroll, in L.H. Schiffman, ed., Archaeology and History in the Dead Sea Scrolls: The New York University Conference in Memory of Ygael Yadin, Sheffield 1990, ...; J. Maier, The Temple Scroll and Tendencies in the Cultic Architecture of the Second Commonwealth, in L.H. Schiffman, ed., Archaeology and History, ...; J. Milgrom, The Scriptural Foundations and Deviations in the Laws of Purity of the Temple Scroll, in L.H. Schiffman, ed., Archaeology and History, cit. , ...; L.H. Schiffman, The Law of Vows and Oats (Num. 30,3-16) in the Zadokite Fragments and the Temple Scroll, in RQ XV 1991, 199-214; L.H. Schiffman, The Impurity of the Dead in the Temple Scroll, in L.H. Schiffman, ed., Archaeology and History M. Sweeney, Perspective in the Torat Ham-Melek of the Temple Scroll, in Hebrew Studies 28, 1987, 51-66; E. Tov, Deut. 12 and 11QTemple LII.LII. A Contrastive Analysys, in RQ XV 1991, 169-180; B.Z. Wacholder, Rules of Testimony in Qumranic Jurisprudence: CD 9 and 11Q Torah 64, in JJS 40, 1989, 163-174; J.L. Wentling, Unraveling The relationship between 11QT, the Eschatological Temple, and the Qumran Community, in RQ 1989, 61-73; M.O. Wise, The Covenant of the Temple Scroll XXIX,3-10, in RQ 1989, 49-60 ;Id.,The Eschatological Vision of the Temple Scroll, in JNES 49/2, April 1990 (questo fascicolo contiene gli Atti del simposio: Qumran and Apocalyptic: The "End of Days" in Ancient Judaism and the Dead Sea Scroll tenuto a Chicago il 18-11-1988), 155-172; Woude A. van der, Fünfzehn Jahre Qumranforschung (1974-1988) in ThRund 54, 1989, 221-261 (sul RT: pp. 227-249).
p. 74, Col. 14, cfr. Qimron, in IEJ 38, 1988 (nuova lettura e integrazione).
p. 89, Col. 28,7: leggere undici invece di dodici, come giustamente si legge nelle tavole di p. 288. Forse Vivian è stato influenzato dalla traduzione di Maier: [(von) Jun]gstieren zwölf di cui però non viene data giustificazione (neppure nella versione inglese che mantiene la stessa versione).
p. 93, Col. 34,10a: leggere taglino a pezzi secondo le loro parti.
Col. 35,10: invece di a est leggere a ovest (lm rv).
p. 97, Col. 39,14: dopo (misuri) aggiungere 15 (numero della linea.
p. 199 Col. 40,6: Sul problema degli stranieri/proseliti (ger) a Qumran cfr. D. Piattelli, "Missione" e "proselitismo" in Isrele: effetti dell'insurrezione maccabaica nel pensiero di Qumran e nella letteratura rabbinica, in Ricerche storico bibliche II, 1990, 87-100 (un poco deludente per quanto riguarda Qumran, pp. 95-97), e le osservazioni di M.O. Wise, in JNES 49, 1990, 169-171.
p. 98, Col. 41,1: subito dopo la 1 aggiungere [ (inizio di integrazione).
Col. 41,3: sostituire a di con 4 di.
Col. 41,15: sostituire diciotto con ventotto.
p. 116, Col. 55,18: dopo l'esercito del cielo, è caduta all'incirca una riga: e ti informino su di ciò, 19 interroga su questo fatto e. Un simile incidente e accaduto anche nella traduzione da me curata (in Moraldi, cur., I manoscritti di Qumran Torino 21986, 733-811) alla col. 55,8 (p. 795), ove si dovrebbe leggere "Ammasserai tutto il bottino in mezzo alla [9] strada e brucia nel fuoco la città e tutto il bottino, senza eccezione".
p. 119, Col. 59,3: dopo di pietra aggiungere , d'argento.
p. 120, Col. 59,16b: aggiungere i miei prima di ordinamenti.
p. 122, Col. 60,20-21: dopo tua presenza è caduta una riga, aggiungere: 21a Sarai perfetto nei confronti di Jahweh tuo Dio.
p. 123, Col. 61,2a: correggere muoia con sarà ucciso (come giustamente viene segnalato nel commento di p. 229, rr. 1-2).
Col. 61,11: togliere vedano (manca nel testo ebraico).
p. 146 Se è vero che lo scriba del RT è "generalmente corretto", non mancano però alcuni errori, segnalati anche da Vivian nel suo commento, e le correzioni sono abbastanza numerose.
p. 148, col. 5,10: correggere il rinvio 1,10 in 31,10. Sarebbe stato opportuno armonizzare questa nota sul termine kywr (cornice) con quella di p. 187 sul suo omografo (vasca), almeno con un rinvio dall'una all'altra.
p. 171 ultima riga: invece di 72 leggere 77, come giustamente sta scritto tre righe prima. Si noti però anche che nel passo parallelo LXX 3 Esdra (Esdra A) 8,63 si legge "72"; tale dato viene accolto da alcuni per correggere il testo ebraico (cfr. Bib. Gerus., ad. loc.; BHS, apparato). "72" può essere stato preferito in quanto divisibile per dodici (= 12 X 6). Cfr. anche B.M. Pelaia, cur. Esdra e Neemia, (la Sacra Bibbia), Torino-Roma 1960, p. 107 nota.
p. 185, col. 30,6 confrontare, per i termini pnh mqsw , anche le note a 36,4, p.194 e a 44,15 (p. 203 s.): forse sarebbe stato meglio riunire tutte le osservazioni in una nota unica, con rinvio ad essa nei passi interessati.
p. 185, ultimo capoverso: Se parlare di "culto solare" può essere fuorviante, certamente l'osservazione del sole aveva una notevole importanza per il calcolo del calendario, e anche M. Barker, (in Brooke, Temple Scroll, v. s.) ritiene che il terrazzo del tempio potesse servire a tale scopo, ma si spinge oltre, affermando che la stessa architettura del Tempio sarebbe stata funzionale alla determinazione di solstizi ed equinozi. L'idea che l'intero tempio manifesti una simbologia cosmica è stata sviluppata anche da B.Z. Wacholder, The Dawn of Qumran. The Sectarian Torah and the Teacher of Righteousness, Cincinnati 1983, cfr. E. Jucci, "Ordine sacro e Legge nel Rotolo del Tempio", in Sapienza e Torah. Atti della XXIX Settimana Biblica [Roma 1986], Bologna 1987, 243-263.
p. 226, prima linea del commento a 60,2 leggi wkwl invece di wbkwl.
p. 230, Col. 63, 10 ss. cfr. Lehmann, The Beautiful War Bride, v.s., che cita il parallelo del Midrash Shemuel.
G.J. Brooke ha curato invece la pubblicazione degli atti di un convegno internazionale, da lui organizzato, sul Rotolo del Tempio tenutosi a Manchester nel Dicembre 1987, nel decimo anniversario dell'editio princeps del R.T. Brooke nella sua Introduzione sintetizza le conclusione emerse nel seminario conclusivo del convegno (pp. 13-19). I contributi sono divisi in cinque sezioni.
I. Architecture, Archeology and Date: 23-62, J. Maier, "The Architectural History of the Temple in Jerusalem in the Light of the Temple Scroll" (Studio ricco di piante, tavole e interessanti osservazioni tecniche, esamina in particolare il progetto di Ezechiele, capp.40-48, e il tempio di Erode); 63-66, M. Barker, "The Temple Measurements and the Solar Calendar" (vedi sopra); 67-90, M. Delcor, "Is the Temple Scroll a Source of the Herodian Temple?" (1. non è inverosimile l'idea che gli esseni abbiano preso parte alla ricostruzione del tempio di Erode, 2. il RT può dunque avere esercitato una certa influenza sulla sua struttura. Si leggano anche le osservazioni di J.Maier, p. 37-52, il RT amplia le aree più sacre, il templio erodiano espande le aree con minore significato cultuale); E.-M. Laperrousaz, "Does the Temple Scroll Date from the First or Second Century BCE?" (la composizione del RT sarebbe avvenuta "during the first quarter or the first third of the first century BCE"); 99-120, B.Thiering, "The Date of Composition of the Temple Scroll" (Il RT è stato composto al tempo di Erode il Grande. Gli esseni gli presentarono i loro piani per la costruzione del tempio in forma di rivelazione divina, ma Erode li respinse per non assoggettarsi al rigido secardozio esseno. Si notino anche i paralleli stabiliti con Apocalisse pp. 102-104.
II. Composition and Status: 123-148, H. Stegemann, "The Literary Composition of the Temple Scroll and its Status at Qumran" (Il RT fu redatto, utilizzando almeno cinque fonti (pp. 132-142), come "un sesto libro della Torah" in un periodo vicino a quello della composizione dei libri delle Cronache, nel IV sec. a.C. Sulle fonti del RT e sulla sua struttura letteraria si veda ora anche M. O. Wise, "A Critical Study of the Temple Scroll from Qumran Cave 11", Chicago 1990, ampiamente e criticamente recensito da F. García Martínez, "Sources et rédaction du Rouleau du Temple", Henoch XIII, 1991, 219-232); 149-162, P.R. Callaway, "Extending Divine Revelation: Micro-Compositional Strategies in the Temple Scroll" (Ai postulati "macro-compositional" degli studi sopra citati, spesso "highly theoretical and difficult to control" si contrappone la "micro-compositional analysis" che "reduces speculation by comparing the individual laws of the Temple Scroll with thematically related Laws in the Bible". Il RT "was composed by a cretive legalist, who exploited divine revelation in recognizable, logical ways to allow its hidden meanings to surface".
III. Exegesis and Literary Affinities: 165-180, J. Milgrom, "The Qumran Cult: Its Exegetical Principles" (Il RT persegue l'imposizione di "maximalist conditions, i.e., holiness demands, upon a minimalist Israel, i.e., the sectaries of Qumran, within a minimalist space, the temple-city of Jerusalem". si esaminano i principi esegetici di armonizzazione, equalizzazione: estensione di una legge riguardante uno specifico oggetto, animale, persona a tutti i membri della stessa specie. Milgrom ritiene che gran parte del rotolo sia stata composta nel III sec. al tempo di Antioco III; ma il RT fu poi redatto nel II sec. in epoca asmonaica, pp. 14-15); 181-200, G.J. Brooke, "The Temple Scroll and the New Testament" ("It is not possible to demonstrate that any of authors of the New Testament books knew the Temple Scroll. It does semm, however, not only that there are common exegetical \traditions, but also that some members of the early Christian communities came from a group whose views had been expressed through such documents as the Temple Scroll"; 201-210, P.R. Davies, "The Temple Scroll and the Damascus Document" (Esamina CD 6,3b-11a e 3,9b-4,6 e mette in luce l'idea di una legge intesa come "a continuosly creative process within the community", la natura esegetica della torah rivelata posseduta dalla comunità. "The interety of torah cannot be contained either in a scriptural text, nor can it be held to have been entirely 'rvealed' until the process of exegesis is exhausted". Il RT è una delle diverse forme che la torah scritta assume nell'ambito della comunità.); 211-236, J.C. Vanderkam, "The Temple Scroll and the Book of Jubilees" (Un attento esame dimostra che le due opere appartengono alla stessa tradizione legale ed esegetica, ma sono in disaccordo su alcuni particolari. Le differenze sono invece enfatizzate nello studio di Schiffmann).
IV. The Law, the Levites and the Sadducees: 239-256, L.H. Schiffman, "The Temple Scroll and the System of Jewish Law of the Second Temple Period" (Confronto del RT - datato al tempo di Giovanni Ircano - con le contemporanee tradizioni giudaiche (Qumran, Giubilei, sadducei, farisei): "it impossible to show direct correspondence". Le maggiori concordanze si hanno con MMT: "have much in common, while exhibiting some incongruities". In TR e MMT ritroviamo numerose "positions previously known as Sadducean". Si deve riconsiderare la relazione di Qumran con i sadducei: "It is most likely that the sect was founded by disaffected priest who left the Jerusalem Temple after the Maccabean revolt"); 257-264, H. Burgmann, "11QT: The Sadducean Torah" (gli autori del RT sono leviti, del partito sadduceo, in polemica com sacerdoti, farisei ed esseni. Sul ruolo dei leviti insiste anche, con differenti conclusioni, Milgrom, 176 s.); 265- 272, M.R. Lehmann, "The Beauteful War Bride and Other Halakhoth in the Temple Scroll", ribadisce con diversi esempi che si può riconoscere nel RT un corpus di halakhot sadducee. "The Sadducees had oral traditions on laws, which, in order to give them the status and impelling force they needed, were interpolated into the biblical text, in order to make them appear as written law"). La V sez. è costituita dall'art. di Z.J. Kapera, "A Review of the East European Studies on the Temple Scroll", rassegna che ci informa principalmente sui lavori di W. Tyloch (traduz. del RT in polacco), D. Amusin, K.B. Starkova (traduz. del RT in russo), I. Frölich, P. Muchowski.
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1. G. Vermes, M.D. Goodmann, edds., The Essenes According to the Classical Sources, Oxford Centre Textbooks I, JSOT Press - Sheffield Academic Press, Sheffield 1989, pp. 103.
2. Ph. R. Callaway, The History of the Qumran Community. An Investigation, Journal for the Study of the Pseudepigrapha Suppl. Ser. 3, JSOT Press - Sheffield Academic Press, Sheffield 1988, pp. 270.
3. A. Vivian, cur., Il Rotolo del Tempio Paideia Editrice, Brescia 1990, pp. 302.
4. G.J. Brooke, ed., Temple Scroll Studies. Papers presented at the International Symposium on the Temple Scroll, Manchester, December 1987, Journal for the Study of the Pseudepigrapha Suppl. Ser. 7, JSOT Press - Sheffield Academic Press, Sheffield 1989, pp. 299.
Elio Jucci
(Dipartimento di Scienze dell'Antichità, Università di Pavia, Strada Nuova 65, 27100 Pavia)
Qumranica: - Pagine a cura di Elio Jucci ( Università di Pavia, Italia ).
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UltimoAggiornamento: February , 2001
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